
“È” è una poesia che affronta la solitudine e la perdita, riflettendo sulla frustrazione di conquiste senza la presenza dell’amata. Osservo il desiderio di ritrovare sentimenti e contatti perduti, invitando a riflettere sulla fragilità delle relazioni.
“È”
E a che serve conquistare
una cima, anche se è enorme,
se guardandosi poi intorno
non ci trovi chi vi dorme?
Solo le sue cose sparse,
senza anima ne forma,
come fossero irreali,
perché sai che non ci torna.
Si è perduta nel cammino,
dietro un albero, una porta,
mentre io non la sentivo,
così preso da una curva.
Sì, credevo che lei fosse,
che lei fosse dietro me,
tanto forte era la corsa
da scordarmi anche di me.
È arrivato prima il corpo,
con le sue funzioni e basta,
non facendolo poi apposta.
Devo scendere di nuovo,
raccattando quel che trovo
dei miei sentimenti persi,
trasformati in chissà che.
Arrivare a quella curva
per vedere chi non c’è,
chi si è perso nella strada,
chi ha voltato il viso e…
Se qualcuno potrà darmi
solo una carezza ancora,
senza chiedermi perché
il mio sguardo basso è.